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Ciao sono Silvia, Counselor maieutica e parental counselor per genitori e persone in cerca della propria direzione e del proprio passo, senza perdere la bussola.

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Quando dire ai figli che ci separiamo?

23 Novembre 2025 •   
L'atto di scrivere un messaggio importante

C'è un momento nella vita di alcune coppie in cui tutto cambia. La decisione è presa, il percorso insieme è arrivato al capolinea. E poi arriva la domanda che toglie il sonno a ogni genitore: come diciamo ai nostri figli che ci separiamo?

Non esiste un momento perfetto per questa conversazione. Eppure, proprio perché non c'è un'ora, un giorno o una stagione ideale, diventa ancora più importante sapere come affrontare questo passaggio. Non si tratta solo di trovare le parole giuste, ma di costruire un modo nuovo di essere genitori, anche quando non si è più una coppia.

Il rischio di cercare conforto nel posto sbagliato

Quando una relazione finisce, il vuoto emotivo può essere devastante. È naturale cercare calore, comprensione, qualcuno che ascolti e consoli. Ma i figli non possono diventare questo qualcuno: i bambini non devono mai sostituire il coniuge dal punto di vista emotivo.

Può sembrare innocuo confidarsi con un figlio adolescente, o cercare la vicinanza fisica di un bambino piccolo per sentirsi meno soli. In realtà, questo ribaltamento dei ruoli crea un peso insostenibile. I figli hanno bisogno di genitori che restino tali, anche nella fragilità. Hanno bisogno di sapere che mamma e papà sono adulti capaci di prendersi cura delle proprie ferite, senza appoggiarsi a loro.

Quando un genitore trasforma inconsapevolmente un figlio nel proprio confidente, quel bambino o quel ragazzo perde qualcosa di prezioso: la spensieratezza dell'infanzia e la leggerezza dell'adolescenza. E anche se sembra capire, anche se annuisce e ascolta, dentro di sé porta un fardello che non gli appartiene.

La tentazione di farli scegliere

"Con chi vuoi stare?" Quattro parole che sembrano rispettose, democratiche. In realtà sono una trappola. Mettere i figli nella posizione di dover scegliere tra un genitore e l'altro significa trasformarli nell'ago della bilancia tra gli ex. E quell'ago, per quanto piccolo, trafigge.

Un figlio non ha gli strumenti emotivi, nè il ruolo per gestire una scelta del genere. Non può valutare razionalmente chi dei due genitori "merita" di più la sua presenza. Non può sapere che qualsiasi risposta darà, si sentirà in colpa. E non rispondere? Significa sentirsi impotente.

I figli non devono scegliere. Sono gli adulti che devono organizzare la loro nuova vita in modo che i bambini e ragazzi possano continuare ad avere entrambi i genitori, senza sentirsi mai costretti a schierarsi. L'amore per mamma e l'amore per papà non stanno su piatti diversi della bilancia: stanno nello stesso cuore, che non andrebbe mai diviso.

Non sono pacchi da spedire

C'è un linguaggio che tradisce il modo in cui si pensa alla separazione. "Questo weekend tocca a te." "Me lo riporti domenica sera." "Stavolta lo prendo io." Come se i figli fossero oggetti da far viaggiare tra due case, due mondi, due vite parallele.

Quando i bambini diventano un "pacco" da collocare tra gli ex, perdono il senso di appartenenza. La loro vita si frammenta in giorni alterni, in valigie sempre pronte, in doppi di tutto per non dimenticare nulla. Non hanno più una casa: hanno due luoghi dove devono adattarsi, a seconda del calendario.

I figli hanno bisogno di sentire che ogni luogo in cui vivono è casa loro, non un posto di passaggio. Hanno bisogno di routine che li accolga, non solo di orari da rispettare come fossero scadenze fiscali. E soprattutto, hanno bisogno di genitori che comunichino tra loro per il loro benessere, non che li usino come messaggeri o mediatori.

Il sogno segreto di rimettere insieme i pezzi

Quasi tutti i bambini e ragazzi lo fanno. Anche quando sembrano aver accettato la separazione, anche quando non ne parlano più, continuano a sperare. Sperano che mamma e papà tornino insieme. È una tendenza naturale, profonda, che nasce dal bisogno primario di sicurezza.

Così inventano strategie. Raccontano a papà che mamma ha chiesto di lui. Dicono a mamma che papà sembra triste. Dimenticano apposta qualcosa a casa dell'altro genitore per creare occasioni di incontro. O, nei casi più evidenti, fingono di stare male proprio quando i genitori devono vedersi.

Non lo fanno per manipolare. Lo fanno perché amano entrambi e desiderano che la loro famiglia torni ad essere quella di prima. Comprendere questa dinamica aiuta i genitori a non alimentare false speranze, ma anche a non colpevolizzare i figli per questi tentativi. La risposta più sana è la chiarezza gentile: "Io e papà non possiamo tornare insieme, ma ti vogliamo bene e saremo sempre i tuoi genitori".

Il peso invisibile della colpa

"È colpa mia se vi siete lasciati?" A volte lo chiedono apertamente. Più spesso, però, questa domanda resta incastrata dentro, come un sasso nello stomaco. I bambini hanno una visione egocentrica del mondo: tutto ciò che accade, in qualche modo, riguarda loro.

Se mamma e papà litigavano quando io facevo i capricci, forse è per quello che si sono lasciati. Se non avessi preso quel brutto voto, forse sarebbero ancora insieme. Se fossi stato più bravo, più tranquillo, più invisibile, forse ora saremmo ancora una famiglia.

Questo senso di colpa è silenzioso ma tossico. Può manifestarsi in mille modi: con disturbi del sonno, con un improvviso calo del rendimento scolastico, con comportamenti regressivi o, al contrario, con un'eccessiva maturità. I figli che si sentono responsabili della separazione possono anche diventare bambini troppo attenti, troppo perfetti, troppo poco bambini.

Per questo è fondamentale ripeterlo, anche quando sembra scontato: "La separazione è una decisione tra adulti. Non ha niente a che fare con te. Non è colpa tua, non potevi fare nulla per evitarla. E niente di quello che farai potrà farci tornare insieme."

Parlare ai figli della separazione: cosa dire

Allora, quando e come dirlo? Il momento giusto è quando la decisione è definitiva, ma prima che i cambiamenti pratici stravolgano la loro quotidianità. Non troppo presto, per non creare ansia inutile. Non troppo tardi, quando ormai è evidente agli occhi di tutti, per non farli sentire esclusi o ingannati.

Le parole devono essere semplici, adatte all'età, ma soprattutto oneste. Non serve raccontare bugie per proteggerli: i bambini percepiscono la verità emotiva, anche quando non capiscono i dettagli. Meglio dire "Io e mamma non riusciamo più ad andare d'accordo e abbiamo deciso di non vivere più insieme" piuttosto che inventare scuse che crolleranno al primo confronto con la realtà.

E poi, dopo le parole, viene il tempo. Il tempo per elaborare, per fare domande, per arrabbiarsi, per piangere. Il tempo per ricostruire una normalità diversa, dove l'amore resta, anche se cambia forma.

Perché questo è ciò che i figli devono sapere, più di ogni altra cosa: che la separazione riguarda la coppia, non la famiglia. Che si può smettere di essere marito e moglie, ma non si smette mai di essere genitori. E che l'amore per loro non si divide, non si dimezza, non si perde. Semplicemente, si esprime in un modo nuovo.

Come parent counselor, so che dentro ogni genitore che affronta questo passaggio c'è già la risposta giusta. A volte serve solo qualcuno che aiuti a farla emergere, che accompagni in questo viaggio difficile ma necessario.

Non è la separazione in sé a ferire i bambini. È il modo in cui viene gestita. E questo, è nelle mani degli adulti.

Genitori con la bussola: un percorso per ritrovare la direzione

Se stai attraversando questo momento delicato e senti di aver bisogno di una guida per orientarti, il percorso Genitori con la bussola è pensato proprio per te.

Attraverso il metodo maieutico, ti accompagno a fare chiarezza su come comunicare con i tuoi figli, come gestire la relazione con l'altro genitore, e soprattutto come rimanere saldo nel tuo ruolo genitoriale anche quando tutto intorno sembra cambiare. Ti fornisco le corrette indicazioni pedagogiche per gestire questo momento delicato età per età, perché un bambino di tre anni ha bisogni diversi da un preadolescente, e le parole che funzionano per l'uno non sono adatte per l'altro.

Separarsi con consapevolezza significa regalare ai propri figli la possibilità di crescere sereni, anche in una famiglia che ha cambiato forma. Perché ogni famiglia merita di attraversare questo passaggio con consapevolezza, rispetto e amore. E ogni genitore ha dentro di sé le risorse per farlo.

Contattami per una prima consulenza gratuita: insieme valuteremo il percorso più adatto a te e alla tua famiglia.

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Sono Silvia Raldi, counselor maieutica e parent counselor. Aiuto le persone a intraprendere la propria strada e ad avere relazioni migliori con sé stesse, in famiglia e con gli altri.

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