Ciao sono Silvia, Counselor maieutica e parental counselor per genitori e persone in cerca della propria direzione e del proprio passo, senza perdere la bussola.
In questo articolo parlerò di adolescenza, di problemi e strategie per genitori. L'adolescenza è uno periodo della vita complesso, un territorio inesplorato che può spaventare anche i genitori più preparati. Nei miei colloqui di parent counseling incontro genitori stanchi, preoccupati, a volte scoraggiati di fronte ai comportamenti degli adolescenti che sembrano improvvisamente così distanti e imprevedibili.
La prima cosa importante da comprendere è che l'adolescenza non è un problema da risolvere, ma una fase evolutiva straordinaria di trasformazione. Questo è un periodo di profonda ri-costruzione neurologica e identitaria, dove il cervello attraversa cambiamenti paragonabili solo a quelli della primissima infanzia. In questa fase i ragazzi entrano nella pubertà dal punto di vista biologico, acquisiscono il pensiero formale dal punto di vista cognitivo e vivono un'evoluzione complessa del sistema del sé dal punto di vista socio-psicologico.
Contrariamente a quanto spesso si crede, non sono gli "ormoni impazziti" a determinare i comportamenti degli adolescenti, ma i profondi cambiamenti nello sviluppo cerebrale. Conoscere questi cambiamenti può rendere la vita più facile a tutti gli adulti che hanno rapporti stretti con degli adolescenti.
È anche riduttivo considerare l'adolescenza come una semplice "fase di immaturità" che si deve aspettare passi. Proprio in questo periodo i ragazzi possono esprimere al meglio le proprie potenzialità e gettare le basi per lo sviluppo di tratti fondamentali del carattere. È il momento in cui mettono alla prova i limiti, sperimentano, cercano nuove emozioni.
Non è nemmeno vero che l'adolescente passa dalla dipendenza dagli adulti a una completa indipendenza. Un percorso sano verso l'età adulta non porta all'isolamento, ma all'interdipendenza. Cambia la natura dei legami con i genitori e assumono maggiore importanza gli amici e i coetanei, ma i rapporti con gli adulti rimangono necessari.
Lo psicanalista inglese Donald W. Winnicott sosteneva che sia sbagliato credere che chi alleva bene i figli da piccoli, non avrà problemi quando saranno adolescenti: alcune difficoltà che incontrano possono essere il risultato di una buona crescita nel corso dell'infanzia. Se i ragazzi durante l'infanzia hanno acquisito fiducia e sicurezza, allora la loro protesta avrà un significato costruttivo, funzionale alla crescita e all'affermazione di sé.
I genitori non devono aspirare a essere perfetti, ma "sufficientemente buoni": sostenendo l'evoluzione dei figli, anche con errori, fornendo gli strumenti per affrontare le sfide dell'adolescenza.
Gli studi di neuroimaging hanno rivelato che il cervello degli adolescenti non è semplicemente un cervello infantile più maturo o un cervello adulto incompleto: è una realtà a sé stante caratterizzata da una straordinaria flessibilità e da un aumento significativo delle connessioni tra le diverse regioni cerebrali.
Durante la pubertà, il sistema limbico che guida le emozioni si consolida precocemente, mentre la corteccia prefrontale, responsabile del controllo dell'impulsività, matura soltanto più tardi, completando il suo sviluppo intorno ai 25 anni. Questo disallineamento spiega perché gli adolescenti possono mostrare comportamenti impulsivi e reazioni emotive intense: le aree del cervello che elaborano le emozioni sono pienamente funzionanti, mentre quelle che aiutano a moderarle e controllarle sono ancora in via di sviluppo.
Anche la dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per la motivazione e la ricerca di gratificazioni, funziona in modo particolare negli adolescenti. Il suo livello base è inferiore rispetto ad altre fasi della vita, ma il suo rilascio in seguito a esperienze stimolanti è molto più intenso. Questo spiega perché i ragazzi si sentono facilmente "annoiati" e cercano continuamente esperienze nuove ed eccitanti, a volte sottovalutando i rischi associati.
È un dato di fatto consolidato che i conflitti all'interno delle famiglie aumentano durante l'adolescenza, in particolare nei primi anni. Questo accade per diversi motivi naturali legati allo sviluppo.
Il desiderio di indipendenza porta gli adolescenti a spingere per ampliare i propri confini, e le discussioni si verificano quando genitori e figli non concordano sulla natura e sui tempi di queste espansioni. Parallelamente, i ragazzi cercano un'autonomia emotiva, staccandosi dalla dipendenza dai genitori che ha caratterizzato la loro infanzia. In questo processo, i genitori vengono simbolicamente deposti dal piedistallo su cui erano stati posti durante l'infanzia per essere visti e considerati anche nei loro limiti, il che può risultare doloroso per entrambe le parti.
Gli adolescenti sviluppano anche una maggiore capacità di pensare in modo logico e critico, e sono desiderosi di esercitare queste nuove abilità argomentative. I genitori diventano spesso il principale terreno di prova.
Ma perché gli adolescenti sembrano avere sempre bisogno di discutere? La relazione tra genitori e adolescenti ha una componente conflittuale “fisiologica” che consente ai ragazzi di rompere con l'infanzia e uscire dal nido familiare.
La comunicazione con un figlio/figlia adolescente è molto diversa da quella che si ha con i bambini: mentre i piccoli hanno bisogno di chiarezza, i ragazzi hanno bisogno di motivazione, per aderire a ciò che il genitore cerca di consegnargli, affinché possano assumersi determinati compiti.
Quando i figli adolescenti ci parlano, è importante mettere in pratica l’ascolto senza commento: non si tratta di un semplice silenzio o indifferenza, ma di un’attitudine profonda volta a sintonizzarsi sull’interlocutore. Un puro ascolto attiva una sensazione di benessere, permette di decontrarre le resistenze e coltivare la fiducia reciproca. L’ascolto non è una modalità conversazionale, non c’è il botta e risposta, ma è una disposizione di accoglienza che permette ai ragazzi di sentirsi riconosciuti e importanti.
Non si tratta di controllare, ma di accompagnare. Ogni conflitto se gestito bene, può diventare un'occasione di apprendimento, non un momento di rottura. Quando un adolescente si chiude, quando sembra respingervi, in realtà sta cercando di negoziare i propri spazi di crescita.
Affrontare i problemi con i figli adolescenti non va vissuto con timore: proprio questa paura diventerebbe un impedimento alla possibilità stessa di comunicare con loro.
Il modello correttivo in cui il genitore dice al figlio cosa fare, cosa sia giusto o sbagliato, non può più funzionare: è necessario passare a un modello organizzativo in grado di definire il perimetro di azione e rafforzare gli argini, acquisire uno stile educativo dove i genitori sono presenti senza diventare invadenti, garantendo libertà ed evitando forme di mortificazione (sgridate, urla, punizioni).
Bisogna passare da un approccio basato sull'accudimento: "ti tengo (ti controllo)", che andava bene nell'infanzia, a un approccio basato sull'organizzazione: "ti consento l'allontanamento in sicurezza, mettendoti dei limiti". Gli adolescenti hanno ancora bisogno dei loro genitori, ma in un modo totalmente diverso di quando erano bambini.
Una regola fondamentale quando si lavora con gli adolescenti è: non discutere con loro. Nel momento in cui un genitore entra in una discussione, si mette in una lotta di potere che ha già perso, indipendentemente dal risultato. La sua autorità viene sminuita e l'adolescente dimostra di avere il potere di influenzare e manipolare il comportamento dell'adulto.
E’ utile stabilire in anticipo accordi e confini chiari con l'adolescente. Concordate insieme cosa è ragionevole, cosa è sua responsabilità fare e quali saranno le conseguenze se vìola l'accordo.
Le competenze sociali si affinano durante l'adolescenza, dove il cervello dei ragazzi ha grande capacità di adattamento e plasticità. In questa fase di grande creatività è importante incoraggiare attività che favoriscano lo sviluppo dell'empatia e della sintonizzazione emotiva. Sport di gruppo, attività di volontariato, laboratori teatrali possono aiutare gli adolescenti a "decentrarsi" e a imparare a considerare prospettive diverse dalla propria.
Un'altra strategia efficace è la co-progettazione: coinvolgere l'adolescente nelle decisioni che lo riguardano, negoziare regole e confini insieme. Non si tratta di delegare totalmente, ma di rendere partecipe il ragazzo nel definire gli spazi di libertà e responsabilità, sviluppando così il suo senso critico e la sua consapevolezza.
La tecnologia, oggi, gioca un ruolo centrale nei problemi adolescenziali. Gli smartphone non sono nemici da combattere, ma strumenti da conoscere e usare in modo consapevole. La sfida è costruire un dialogo trasparente sui loro mondi digitali, mettendo dei limiti. Un problema molto comune in adolescenza è l'uso eccessivo degli schermi: rientra tra le attività che aumentano il rilascio di dopamina, può diventare oggetto privilegiato di attenzione da parte dei ragazzi e creare dipendenza.
Non dimentichiamo di coltivare momenti di leggerezza. Non tutto deve essere una lezione o un confronto. A volte bastano piccoli gesti, una risata condivisa, un interesse genuino per i loro mondi, per ricostruire ponti apparentemente interrotti.
L'adolescenza è una fase della vita meravigliosa e faticosa. Un percorso di scoperta reciproca dove i genitori sono chiamati a essere le guide dei propri figli nell'avventuroso viaggio della crescita.
Sono Silvia Raldi, counselor maieutica e parent counselor. Aiuto le persone a intraprendere la propria strada e ad avere relazioni migliori con sé stesse, in famiglia e con gli altri.
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