Silvia Raldi, il mio servizio counseling

Ciao sono Silvia, Counselor maieutica e parental counselor per genitori e persone in cerca della propria direzione e del proprio passo, senza perdere la bussola.

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Quando i figli adolescenti non vogliono saperne di studiare: una guida per genitori

8 Aprile 2025 •   

"Mio figlio non vuole studiare, che faccio?" È una delle frasi che sento più spesso nelle mie sessioni di parent counseling, accompagnata da sguardi preoccupati e voci cariche di frustrazione.

Se ti ritrovi in questa situazione, sappi che non sei solo e che esistono modi costruttivi per affrontare questo momento delicato.

Il rifiuto dello studio durante l'adolescenza è un fenomeno complesso e variegato che può nascondere diverse sfumature emotive e relazionali. 

I cambiamenti del cervello in adolescenza 

Perché mio figlio adolescente non vuole studiare? È la domanda che tutti i genitori si pongono, ma la risposta raramente è semplice o univoca. L'adolescenza è una fase di profondi cambiamenti, dove i ragazzi stanno costruendo la propria identità e cercando il loro posto nel mondo. Il rifiuto dello studio può essere legato a diverse cause: difficoltà di apprendimento non riconosciute, difficoltà relazionali con compagni o insegnanti, problemi in famiglia (separazioni, malattia grave di uno dei componenti, lutti) o semplicemente una fase di ribellione verso le aspettative degli adulti.

Prima di pensare subito a scenari complessi, dobbiamo tenere presente che non bisogna trovare il disturbo ad ogni costo e l’adolescenza non è una malattia, ma uno stadio della vita dove avvengono profondi cambiamenti interni: la corteccia prefrontale, la centralina di regolazione delle altre regioni cerebrali è ancora immatura e in fase di rimodellamento. L’area limbica, sede delle emozioni, invece è già completa e sviluppata fin dai 5 anni d’età. 

Per visualizzare il disallineamento tra le due aree del cervello potete immaginare un cowboy inesperto (la corteccia prefrontale) che tenta di domare un purosangue (l’area limbica). Per questa ragione, i comportamenti adolescenziali possono essere considerati bizzarri, estremi, eccentrici, ma non devono essere considerati patologici.

Durante questa fase della vita si modifica anche la motivazione allo studio.

Per motivazione si intende quell’insieme di spinte a matrice affettiva che determina, in un dato ambiente, l’emergere di obiettivi, valori e convinzioni che sostengono l’agire o la scelta di evitare un’azione.

La motivazione all’apprendimento è una componente neurocerebrale della nostra specie umana e assume diverse forme nel corso della vita. Il fatto che tutti gli esseri umani ne siano provvisti, è un dato incoraggiante per tutti i genitori. La motivazione è innata fino ai 10 anni, anche in relazione alla forte dipendenza del bambino verso gli adulti. Nella preadolescenza con lo sviluppo del pensiero logico astratto, i ragazzi si allontanano dai modelli adulti.  Pur avendo un cervello altamente performante, la motivazione si affievolisce, non è più automatica: un adolescente preferisce indirizzare la sua attenzione e le sue energie verso altri tipi di interessi e risulta meno propenso a soddisfare le aspettative degli adulti.

Come sostenere tuo figlio quando non vuole studiare

Cosa fare se tuo figlio non vuole studiare? Il primo passo è resistere alla tentazione di reagire con urla, punizioni e ricatti. Le punizioni ottengono solo l’effetto di danneggiare ulteriormente la relazione genitore-figlio.  

La motivazione ad apprendere nei ragazzi passa anche dall’atteggiamento che i genitori hanno nei confronti dello studio e della scuola. Quanto è importante lo studio per i genitori? Che rapporto hanno avuto con lo studio da ragazzi? Che atteggiamento hanno nei confronti del figlio che studia/non studia?

Osservate i vostri figli con occhi nuovi: quali sono i loro reali interessi? Cosa li appassiona?

A volte, paradossalmente, allentare la pressione sullo studio può aiutare a ritrovare la motivazione persa. Questo non significa rinunciare all'importanza dell'istruzione, ma piuttosto accompagnare i ragazzi a riscoprirne il valore attraverso un percorso personale e autentico.

Strategie concrete per riaccendere la motivazione e favorire l’apprendimento

I genitori possono supportare i figli adolescenti in modi diversi: aiutare a organizzare il tempo e lo spazio dello studio, collaborare nella definizione di obiettivi realistici e graduali, celebrare i piccoli successi. È importante anche mantenere un rapporto collaborativo con gli insegnanti e, se necessario, non esitare a cercare il supporto di professionisti che possano aiutare a identificare eventuali difficoltà specifiche.

La chiave è trovare un equilibrio tra il sostegno e spinta all'autonomia: i ragazzi hanno bisogno di sentire la nostra presenza rassicurante, ma anche di sapere che ci sono confini che non vanno superati e di sperimentare la responsabilità delle proprie scelte.

Come rendere l’ambiente domestico il più possibile favorevole allo studio e alla concentrazione:

Il luogo dedicato allo studio e ai compiti deve essere uno spazio il più possibile pulito, ordinato, libero da fonti di distrazione (giochi e videoschermi vanno tenuti lontani). I compiti vanno svolti entro l’ora di cena, alla sera si può dedicare al massimo a un ripasso leggero di ciò che si è già studiato.

Stabilire un orario da dedicare allo studio, permette di organizzare meglio anche il tempo libero da dedicare alle uscite con gli amici e lo sport. Per i ragazzi è molto utile imparare a prendere appunti: se gli appunti sono completi, leggibili e organizzati, sarà più facile studiarli. Se tuo figlio non ha ancora trovato una modalità efficace, puoi trovare in rete diversi metodi per imparare a farlo.

Limiti e utilizzo dei dispositivi digitali

E’compito dei genitori mettere limiti e regole di utilizzo dei videoschermi e dei social perché in questa fase, proprio a causa dell’immaturità celebrale di cui parlavamo prima, i ragazzi non riescono a porsi limiti da soli e a esercitare una funzione di autocontrollo.

Caro genitore, devi essere tu la corteccia prefrontale di tuo figlio/a. Per un adolescente il limite massimo consentito sono 2 ore al giorno.

Per tenere tuo figlio lontano dalle sirene del web ed evitare che passi online l’intero pomeriggio, esistono applicazioni che permettono di bloccare i siti web come StrictWorkflow, Self Control per gli utenti Mac, senza dimenticare il Family Link di Google e in generale tutte le applicazioni di parental control.

L’asso nella manica: studiare con i compagni

Siamo portati a pensare che si studi meglio da soli, perché in compagnia ci si distrae. Invece studiare con i compagni è una strategia vincente: dobbiamo ricordarci che siamo una specie profondamente sociale che sulla capacità di cooperazione ha costruito il suo successo evolutivo.

Il processo imitativo crea sempre una condizione favorevole all’apprendimento: spesso i ragazzi apprendono più facilmente concetti spiegati e rielaborati dai compagni stessi piuttosto che dalle loro insegnanti. E’utile favorire occasioni di studio tra tuo figlio/a e i compagni di classe, dove ognuno può aiutare l’altro nella materia in cui ha più difficoltà: studieranno con maggior motivazione e buoni risultati.

Nota personale: quando frequentavo il liceo, spesso studiavo nella biblioteca della scuola con alcune amiche: il mio punto debole era la matematica ma la mia compagna Emiliana era bravissima nello spiegarmi quei concetti che, espressi dalla professoressa, io non riuscivo proprio a digerire.

Guardare al futuro con fiducia

Ricordate che questa fase, per quanto difficile, non è definitiva. Molti ragazzi che attraversano un periodo di rifiuto dello studio riescono poi a trovare la loro strada e a sviluppare un rapporto positivo con l'apprendimento. L'importante è non perdere mai di vista l'obiettivo principale: non tanto i voti o il rendimento scolastico, quanto il benessere emotivo e la crescita personale dei nostri figli.

Come genitori, il nostro compito più importante è quello di essere punto di riferimento e porto sicuro, pronti a sostenere i nostri ragazzi nel loro percorso di crescita, anche quando questo si rivela più accidentato del previsto.

Situazioni quotidiane: come gestirle al meglio

Permettetemi di condividere alcune situazioni reali che ho affrontato spesso nelle sessioni con i genitori, con approcci che si sono rivelati efficaci.

Sofia, 14 anni, ripeteva continuamente di odiare la matematica. Approfondendo, è emerso che si sentiva inadeguata rispetto alle aspettative del padre, un ingegnere. La svolta è arrivata quando hanno iniziato a studiare insieme, non per verificare le sue conoscenze, ma per scoprire insieme gli aspetti pratici della materia, applicandola a situazioni reali come il calcolo degli sconti durante lo shopping o la gestione della sua paghetta mensile.

E poi c'è il caso di Luca, 16 anni, che sembrava aver perso completamente interesse per lo studio. I genitori hanno notato che passava molto tempo a fare video per i social media. Invece di ostacolare questa passione, l'hanno incanalata positivamente: hanno proposto a Luca di creare brevi video didattici per spiegare alcuni argomenti di storia, la sua materia più ostica. Questo approccio creativo non solo ha migliorato il suo rendimento, ma ha anche aumentato la sua autostima.

In tutti questi casi, la chiave è stata trasformare il momento dello studio da un obbligo imposto a un'opportunità di crescita condivisa. Quando un figlio dice "non ho voglia di studiare", spesso sta dicendo "non trovo un senso in quello che devo studiare". Il nostro compito è aiutarli a trovare quel senso, partendo dalle loro passioni e dal loro mondo, costruendo ponti tra i loro interessi e l'apprendimento formale.

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Sono Silvia Raldi, counselor maieutica e parent counselor. Aiuto le persone a intraprendere la propria strada e ad avere relazioni migliori con sé stesse, in famiglia e con gli altri.

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